Collaborative Learning e Formazione: chi guida chi...

Teste pensanti che condividono ideeImmaginiamo un ambiente dove si cresce e si apprende reciprocamente condividendo best practices; un ambiente dove i contenuti formativi sono in continuo sviluppo e si consolidano nel processo di distribuzione all'interno della comunità di lavoro; dove le esigenze, le specificità e l'interazione tra i soggetti coinvolti nel processo formativo sono ingredienti essenziali dell'apprendimento.

Il risultato che otteniamo in questo ambiente "ideale" non è solo l'acquisizione del contenuto (l'informazione) ma, soprattutto, la definizione di un processo cognitivo caratterizzato da propositività, critica e sviluppo di idee: una modalità di apprendimento che non è solo attiva ma anche interattiva. Ci troviamo su un piano più alto rispetto alla comunicazione classica (generalmente top-down) tra docente e discente: siamo giunti alla collaborazione, caratterizzata da uno scambio informativo orientato verso l'aiuto reciproco, con la determinazione di aggiungere valore.

Al centro troviamo il discente/utente/fruitore che è in grado di creare conoscenza attraverso un processo strutturato caratterizzato dal passaggio dalla visione docente/spiegazione a quella discente/esplorazione, rispetto ai contenuti di apprendimento. La Formazione è sempre più impegnata a rispondere alla domanda di partecipazione attiva ai processi di apprendimento, a favorire occasioni in integrazione e cooperazione, aprendo alla creatività ed eliminando le barriere che separano i vari settori della conoscenza, soprattutto con riferimento alla managerialità.

La chiave di questo scenario è la tecnologia: tende a favorire la visione incentrata sull'utente e permette la realizzazione di un ambiente veramente collaborativo. Riassumendo "un'ampia definizione di apprendimento collaborativo potrebbe essere l'acquisizione da parte degli individui di conoscenze, abilità o atteggiamenti che sono il risultato di un'interazione di gruppo, o detto più chiaramente, un apprendimento individuale come risultato di un processo di gruppo" (Anthony Kaye, studioso di tecnologie applicate all'apprendimento).

Operativamente "la rete può diventare luogo di apprendimento cooperativo soprattutto se si uniscono a momenti in rete (a distanza) momenti in presenza nei quali svolgere funzioni, in qualche modo, più complesse". D'altronde, così come l'apprendimento in tempi e luoghi esattamente circoscritti non risponde più alle esigenze gestionali ma deve essere continuo e "non può più essere svincolato dai luoghi e dai tempi del lavoro", non è più possibile un modello di insegnamento tradizionale basato su modalità cosiddette "push", che spingono (formazione basata sul docente) e indirizzano l'informazione verso l'utente: questo approccio è stato sostituito da un modello di tipo "pull" che lo mette al centro delle risorse formative con la possibilità di accedere con modalità personali ai contenuti di interesse (learning on demand).